L’inconfondibile sfera pittorica dell’artista Oliviero Passera non è di facile comprensione e di lettura immediata ma di chiara impostazione sensoriale. L’artista ci propone immagini particolarmente provate in grado di fornirci elementi di ponderazione e di attenta considerazione. Nella sua pittura ci percuote in modo particolare la pratica esercitata per rappresentare visivamente il dramma cruento ed attuale del “femminicidio”.
Oliviero è perpetuamente alla ricerca di mezzi, basamenti e pitture da utilizzare nelle plurime mostre a “soggetto” che sistematicamente soggioga al concetto e all’analisi di quanti intervengono alla rassegna artistica preposta ed in questa occasione si sottopone alla estimo del giudizio utilizzando la tecnica dello “smalto sintetico su tela” e il sapiente dosaggio della densità della vernice per sfruttare lo “stillicidio del colore”.
La gravità può essere uno strumento di pittura superbo. Lavorare con vernice densa, ma che sia ancora in grado di colare può essere un ottimo concetto. Le gocce di vernice possono essere controllati anche grazie al ribaltamento o alla alterazione della direzione della tela. Si può lavorare anche sventolando vernice selvaggiamente secondo lo stile di Jackson Pollock o come ostentato dall’artista canadese Amy Shackleton facendo colare vernice spremuta da una bottiglia, usando quindi la gravità abbinata a una tela rotante.
Lo smalto sintetico ben si presta a questo riscontro artistico in quanto, l’Artista può conseguire il livello di fluidità necessario alla realizzazione della sua opera.
Il soggetto rappresentato gode quindi, di una fantastica narrativa e di una descrittiva sicura e vivida di energia, per una rivelazione artistica di libera informalità. Ci colpisce nella sua pittura il gesto deciso, oltre al dirompente aspetto caratteristico della sua manualità: egli fissa sulla tela un’emozione dove l’equilibrato gioco del colore, che apporta all’opera con impegno ed attento studio, crea unicità e stile nel quadro.
É una creazione personale intensamente vissuta dall’artista con pathos e sentimento.
La cromia ben dosata, la materia che domina la scena e la resa formale sono simbolo di una ricerca costante che rende l’opera decisamente meritevole all’osservatore.
Gianni Pesticcio
Osservatore d’arte contemporanea
Colpisce immediatamente la sofferenza nel suo aspetto più rudimentale, interrogativo, evocativo. Domande e risposte si fondono in un’espressività che lascia spazio a un continuum dove l’opera stessa fa da portale a un mondo opaco che necessità di comprensione, spiegazione, elaborazione: la violenza non è che il fiore del male che sboccia ferocemente nel giardino della vita. Un punto di partenza per non dimenticare, mai. Un punto di arrivo per chi vuole esplorare il tema intricato ed eloquente del femminicidio.